Umberto Galimberti inaugura con la sua autorevole partecipazione l’VIII edizione del Festival Filosofico del Sannio

Incontro inaugurale nel primo pomeriggio al Teatro di San Vittorino per la VIII edizione del Festival Filosofico del Sannio organizzato dall’Associazione “Stregati da Sophia” presieduta da Carmela D’Aronzo e che ha per tema, semplicemente, “Umanità”.
Ospite della manifestazione Umberto Galimberti, filosofo, sociologo e psicoanalista, che nell’ambito del settore del Festival, “Filosofia e Musica” in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala”, ha trattato il tema assegnatogli: “L’uomo nell’età della tecnica”.
Ad aprire i lavori è stata Carmela D’Aronzo che con grande soddisfazione ha informato i presenti nel Teatro, un’ottima quantità, che a seguire quest’oggi l’appuntamento con Galimberti sono circa 1.200 persone di cui circa 850 da remoto e che ha dovuto necessariamente negare la presenza in Teatro a circa un centinaio di giovani studenti che avevano chiesto di potervi partecipare.
Quindi il primo pensiero è stato per il popolo ucraino sottoposto ai bombardamenti da parte delle truppe russe.
Chi fa la guerra, ha detto D’Aronzo, dimentica la parola umanità e dietro di sé lascia solo tristezza e timori.
E dunque anche in ragione di ciò, il tema di quest’anno del Festival “Umanità” diventa centrale.
Ha invitato quindi chiunque volesse farlo a recarsi alla chiesa di San Francesco a piazza Dogana dove è possibile lasciare i beni necessari, soprattutto medicinali ed indumenti, per la gente ucraina.
Poi, riprendendo il sottotema del Festival che attiene alla Filosofia ed alla Musica, ha riferito che il Conservatorio “Nicola Sala” ha creato una nuova struttura appartenente al Corso di Musica Elettronica, Dipartimento Nuove Tecnologie.
A spiegare la tecnica è stato uno studente del Conservatorio, Pietro Nacca, che ha parlato di materiale piezometrico che in realtà capta delle vibrazioni. Queste, separate dalla sorgente sonora, danno l’effetto del suono che ascoltiamo.
A questo punto la parola è passata proprio ad Antonio Verga, presidente del Conservatorio e padrone di casa, che ha voluto innanzitutto chiedere alla platea un minuto di raccoglimento per la gente dell’Ucraina, cosa questa che è stata subito accolta ponendosi in piedi.
Quindi ha salutato con grane stima il professore Galimberti e lo ha ringraziato per le parole che dirà ai nostri giovani.
Abbiamo bisogno che ci vengano ricordati i valori che andiamo disperdendo, ha detto Verga e gli insegnamenti che ci occorrono per incamminarci e proseguire lungo il tortuoso percorso della vita. Abbiamo bisogno, ha concluso Verga, di dare corso ad una umanità che sia più interessata ai destini del mondo.
Quindi ha ricordato che il Conservatorio, ieri come oggi, è sempre stato vicino al Festival della Filosofia sostenendolo nelle iniziative che ha posto in essere. Oltre alle Istituzioni di tradizione, occorrono anche altre, come l’Associazione “Stregati da Sophia”, appunto, che contribuiscano ad un percorso di luce lungo il quale incamminarci atteso che anche la cultura musicale è contaminata dalla nuova tecnologia, che è poi il tema che Galimberti tratterà quest’oggi.
D’Aronzo nel riprendere la parola ha confermato la grande collaborazione che è in atto con il Conservatorio “Nicola Sala”, una grande eccellenza del territorio.
Giuseppe Marotta, pro-rettore dell’Università del Sannio, ha favorevolmente sottolineato le iniziative come questa, che ci aiutano a leggere la complessità delle sfide che quotidianamente dobbiamo affrontare.
Galimberti con la sua opera illuminata ha fatto crescere la conoscenza della filosofia e della psicoanalisi.
Poi Marotta ha voluto sottolineare come le nuove tecnologie non siano mai neutrali e che la scienza è guidata dalle esigenze di mercato e non dalla politica che è per sua natura mediatrice degli interessi.
Ha portato quindi l’esempio di tre grandi prodotti nati con la guerra o subito dopo di essa e cioè il Ddt, che i più anziani ricordano essere un potente insetticida che è stato utile per debellare l’aggressione delle pulci e dei pidocchi nella promiscuità della guerra. Poi è nata la plastica con tutti i suoi benefici per il contenimento di prodotti ed infine i fertilizzanti di sintesi, di origine chimica cioè. Queste scoperte sono state premiate anche con il premio Nobel ma poi ci si è dovuti ricredere perché tutte e tre hanno contribuito anche fortemente al male del nostro ambiente naturale.
Questo significa che nessuno, ha concluso Marotta, è contro il progresso generato dalla tecnica, ma bisogna avere sempre un approccio critico verso di essa perché bisogna che non si dimentichi che la scienza non è neutrale.
Carmela D’Aronzo, entrando nel vivo del tema, ha spiegato il perché della scelta di quest’anno, “Umanità”.
Siamo sempre alla ricerca ogni volta, ha detto, di parole che possono andare al cuore della responsabilità dell’uomo ed alla scoperta di cosa essa porti veramente dentro di sé.
La tecnica è stata creata dall’uomo ma egli oramai ne sta diventando succube.
Ci avviamo verso la disumanizzazione? E qual è l’uomo di oggi e quale sarà quello di doman?
A questo punto, su questi interrogativi posti da D’Aronzo, la parola è passata ad Umberto Galimberti che per oltre un’ora e mezza, sempre in piedi, ha trattato il tema che gli è stato assegnato e cioè “L’uomo nell’età della tecnica”.
Smobilitiamo subito l’idea che abbiamo in testa e cioè che la tecnica sia nella mani dell’uomo.
Ma ne siamo veramente convinti di ciò?
E’ la tecnica il nostro mondo visto che non viviamo in quello reale ma in quello tecnico.
Pragmaticamente Galimberti ha detto che se si volesse dare una data alla nascita della tecnica, essa andrebbe assegnata agli anni della dittatura hitleriana ed ha parlato di Franz Stangl, comandante del campo di sterminio di Sobibór, che raccontò la sua vita alla giornalista Gitta Sereny in una intervista che poi venne riportata in un libro dal titolo “In quelle tenebre”.
Stangl non si stancò mai di dichiarare che egli aveva solo obbedito a degli ordini; che lui faceva bene il suo lavoro e che per questo venne tenuto in grande considerazione dal regime.
Lo stesso si potrebbe dire per l’operaio che a Brescia oggi lavora nella fabbrica che produce mine antiuomo. Su cento ne devono poter scoppiare almeno 99 altrimenti il suo lavoro non è buono e rischia di essere mandato via.
Oppure l’impiegato di banca a cui viene imposto di piazzare, ai meno intenditori, titoli deteriorati che porteranno poi quasi certamente alla perdita del denaro investito.
Quando si afferma di trovarsi in una catena di comando, dove spadroneggia la tecnica, dove non è possibile dire no, sono tutti innocenti e la responsabilità in ordine alle loro azioni (i morti nel campo di sterminio, le persone saltate in aria sulle mine o le persone che hanno perso tutto il loro patrimonio finanziario) non esiste più.
E così è nella Pubblica Amministrazione: Basta obbedire, non occorre poi che la cosa funzioni pure.
Galimberti al termine della sua lunga esposizione, seguita in religioso silenzio dai tantissimi giovani presenti nel Teatro, si è concesso anche alle domande che sono state fatte da remoto e dai presenti in sala.
Alla fine una parolina per Putin l’ha pure avuta: Va ammazzato, meglio che muoia lui che 2mila persone al giorno. Anche la religione dà ragione a chi ammazza il tiranno.
A questo punto, ultimata la relazione per Galimberti è cominciata la liturgia delle dediche da apporre ai tanti suoi libri che sono stati acquistati dai presenti.
Domani, venerdì 4 marzo, secondo appuntamento con il Festival Filosofico.
Alle ore 15.00, sempre all’Auditorium “San Vittorino”, ci sarà Nicola Gratteri, magistrato e saggista, che parlerà sul tema: “Non chiamateli eroi. Falcone e Borsellino ed altre storie di lotta alle mafie”. Sono previsti gli interventi anche di Marilisa Rinaldi e di Aldo Policastro, rispettivamente presidente del Tribunale e procuratore della Repubblica.

Fonte: http://www.gazzettabenevento.it/Sito2009/dettagliocomunicato2.php?Id=147719

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